Inverno: le notti stellate, in assenza di vento, preannunciano un mattino di gelo

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Inverno: le notti stellate, in assenza di vento, preannunciano un mattino di gelo

  • di: Anna Maria Girelli Consolaro
  • Data: 23 Nov, 2018
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Cielo stellato e gelo. Quante volte, nel pieno della stagione invernale, abbiamo sperimentato questo inossidabile binomio? Effettivamente, durante l’inverno, una splendida nottata illuminata dal bagliore delle stelle, accompagnata dall’assenza di vento, è sicuramente foriera di una mattinata davvero molto, molto fredda. Anzi, diciamo pure gelida. D’altra parte, il noto proverbio “Stellato cielo, mattinata di gelo” ha solide fondamenta scientifiche. Meteorologiche, in particolare. Cerchiamo di comprendere il perché.

Il calore immagazzinato dallo strato d’aria immediatamente a contatto con il suolo durante il giorno, laddove in cielo non vi siano nubi, viene rilasciato durante la notte con grande facilità”, spiega il meteorologo Rino Cutuli. “Se invece il cielo fosse nuvoloso, questo calore rimarrebbe “imprigionato” negli strati più bassi dell’atmosfera, con conseguente mantenimento delle temperature entro valori non eccessivamente rigidi. Se poi la colonna d’aria presente sopra il terreno che ha immagazzinato il calore contiene poco vapore acqueo– aggiunge l’esperto- la dispersione di questo calore avviene con ancor maggior facilità. Quanto appena descritto richiede necessariamente la presenza di condizioni anticicloniche: l’alta pressione, infatti, si accompagna generalmente a un’assenza di ventilazione, o comunque a venti molto deboli. L’alta pressione, inoltre, “premendo verso il basso” favorisce la sedimentazione dello strato d’aria fredda – e quindi più pesante – in prossimità del suolo, oltre alla dissipazione delle nuvole e del vapore acqueo”.

Spesso, durante i mesi invernali, a queste condizioni si somma l’afflusso di aria particolarmente fredda, generalmente di origine siberiana o artica. “Queste gelide correnti possono manifestarsi sotto forma di venti di Grecale o di Tramontana”, continua il meteorologo. “In tutti i casi parliamo di venti che vanno a raffreddare notevolmente l’atmosfera. In particolare, la loro azione si fa sentire soprattutto nelle temperature minime, ovvero quelle registrate all’alba, che talvolta scendono di molti gradi sotto lo zero, determinando numerose- e pericolose- gelate mattutine non solo in montagna, ma anche in pianura”.

In queste condizioni di gelo invernale non è raro il manifestarsi del fenomeno della “galaverna”, ossia piccolissimi aghi, o scaglie di aghi, fatti di ghiaccio. La galaverna si verifica quando le temperature sono di diversi gradi sotto lo zero (anche -6, -7 gradi) e vi è una leggera nebbia. Il motivo risiede nel fatto che le goccioline di acqua che formano la nebbia, nel momento in cui si trovano nell’atmosfera, pur essendo le temperature inferiori allo zero, riescono comunque mantenersi allo stato liquido (parliamo, in tal caso, di “acqua sopraffusa”). Appena però queste goccioline di acqua toccano terra, a contatto con la superficie solida (sia essa il terreno piuttosto che la vegetazione) si solidificano (processo di “solidificazione”), trasformandosi così in piccolissimi aghetti di ghiaccio. Ecco, quindi, manifestarsi il fenomeno della galaverna, in tutto il suo splendore incantato.